La nostra storia inizia nel 1963: la Seconda guerra mondiale è ormai uno spettro del passato, per certi versi ancora tangibile ma sempre più lontano. Le distanze temporali aumentano non solo grazie agli anni che passano, ma anche alle grandi trasformazioni, sia positive che negative, che colpiscono la società e la cambiano radicalmente.

La fine del conflitto mondiale ha lasciato rapidamente spazio ad un altro tipo di scontro, quello prettamente politico, ideologico ed economico della Guerra Fredda, che non si concretizzerà mai in uno scontro bellico diretto tra Usa e Urss. La contrapposizione ora è un’altra: quella tra il blocco capitalista e il blocco comunista, che si fronteggiano con le loro visioni del mondo diverse.

Le due decadi ‘50 e soprattutto ‘60 vivono appieno queste trasformazioni in ogni loro aspetto e contraddizione. Nuove paure si sostituiscono a quelle vecchie: non più la paura di una guerra totale ma la paura di una guerra nucleare; non più la paura della violenza nazifascista ma la “minaccia rossa”, la grande paura del comunismo. 

Ma sono anche due decenni in cui le società migliorano il proprio livello di benessere e si modernizzano. Le politiche di ricostruzione del dopoguerra, alimentate soprattutto dal piano Marshall, risollevano l’economia dei paesi occidentali portando ad un forte aumento della natalità (sono gli anni del “baby boom”, appunto) e una crescita della produttività in tutti i settori. Le innovazioni tecnologiche di quegli anni, prodotte per un mercato dei consumi di massa e quindi accessibili a buona parte della popolazione: lavatrici, frigoriferi, televisori, diventano elementi fondamentali nella vita delle famiglia, perno della rivoluzione dei consumi che l’avrebbe modificata radicalmente. La tecnologia diventa anche extraterrestre: la Guerra Fredda contribuisce a stimolare Stati Uniti e Unione Sovietica alla corsa allo spazio. I primi importanti traguardi sono raggiunti dai sovietici, che riescono a mandare in orbita il primo satellite, lo Sputnik, nel 1957 e il primo uomo, Yuri Gagarin, nel 1961. Ma l’evento più iconico è senza dubbio l’allunaggio, effettuato dagli astronauti Neil Armstrong, Buzz Aldrin e Michael Collins: l’evento, nel luglio 1969, viene seguito da più di 500 milioni di persone in tutto il mondo, creando e consolidando l’immaginario dell’esplorazione spaziale.

Una società in cui il livello di benessere aumenta implica anche il sorgere di domande sociali nuove.
A partire dalla metà degli anni ‘60 una serie di movimenti studenteschi e operai nascono e si consolidano: chiedono un cambiamento nei costumi e nelle abitudini della società, il riconoscimento di diritti, come la scuola di massa e la rottura dei rapporti paternalistici in tutti i settori della società e un miglioramento delle condizioni di lavoro. In Italia negli anni tra il 1967 e il 1968 nasce e si sviluppa il movimento studentesco che scende in piazza per manifestare le proprie istanze partendo dalle occupazioni delle Università italiane, prima di tutte quella di Bologna (febbraio 1967), e poi di quasi tutte le università italiane nel corso del 1968. Resta memorabile il violento scontro tra occupanti (studenti di sinistra), studenti di destra e polizia durante l’occupazione della Facoltà di Giurisprudenza a Valle Giulia a Roma, nel marzo 1968, immortalato dalle telecamere del Movimento studentesco.

Il 1970 è l’anno di uno storico traguardo: la firma dello statuto dei lavoratori, carta fondamentale dei diritti ottenuta con centinaia di proteste in piazza di tutta la classe lavoratrice, decine di morti e migliaia di ore di scioperi che si sono susseguiti dal dopoguerra.

Il grande sogno del boom economico si chiude con un brusco ritorno alla realtà: la crisi energetica del 1973. La guerra del Kippur (6-25 ottobre), lanciata da Egitto e Siria contro Israele proprio durante la festività ebraica, comporta l’aumento del prezzo del petrolio da parte dei paesi arabi dell’OPEC come sostegno ai due paesi attaccanti. 


Nel frattempo, al Parri…

Il Parri, dunque, è un “baby boomer”: nasce infatti il 19 luglio 1963, come Deputazione per l’Emilia e la Romagna per la storia della Resistenza e della guerra di Liberazione, e quindi come manifestazione locale della rete nazionale degli Istituti della Resistenza fondata nel 1947 da Ferruccio Parri.

L’obiettivo è quello di conservare e divulgare la memoria della lotta di Liberazione attraverso i documenti, le testimonianze, i cimeli, i libri e i giornali. Negli anni ‘60 si afferma una universale approvazione della Resistenza come valore condiviso da tutte le forze politiche dell’arco antifascista e come strumento di mobilitazione politica dai singoli partiti, oltre che come mito di fondazione della Repubblica. Lo dimostrano alcuni importanti fatti, in primo luogo gli eventi di Genova nel 1960, quando alla decisione del Movimento Sociale Italiano di tenere il suo VI congresso nella città medaglia d’oro della Resistenza, le masse si mobilitano e si scontrano con le forze dell’ordine a Roma, Reggio Emilia, Palermo e Catania. Il congresso missino viene annullato e il governo Tambroni, su cui ricade la responsabilità dei morti e dei feriti negli scontri, è costretto alle dimissioni. Lo stesso Parri constata che la contrarietà al congresso del MSI vede un’entusiastica partecipazione spontanea soprattutto dei giovani, spinti dagli stessi ideali che quindici anni prima animarono avevano animato la lotta di Liberazione. 

Il rinnovato interesse dei giovani nei confronti della Resistenza trova espressione nel moltiplicarsi di lezioni universitarie, conferenze e incontri; importante è anche la decisione del ministero della Pubblica Istruzione di estendere l’insegnamento della storia nelle scuole superiori fino alla nascita della Repubblica, estendendo il precedente limite fermo alla Prima guerra mondiale. 

La decisione di fondare un ente regionale preposto a questo compito arriva in particolare da cinque grandi figure dell’antifascismo locale: sono Ettore Trombetti, Giovanni Bottonelli, Giuseppe Nucci, Giovanni Vignali ed Ena Frazzoni, che il 19 luglio 1963 firmano l’atto costitutivo e lo statuto davanti al notaio Antonio Stame. L’idea era nell’aria già da un po’: il Comitato provvisorio bolognese per la difesa del Patrimonio storico della Resistenza era già stato annunciato il 24 gennaio 1950 nella Sala Rossa del comune di Bologna e ufficializzato poi il 26 novembre 1962. 

La Deputazione si dota sin da subito di biblioteca e archivio consultabili dai soci, e lavora  alla divulgazione attraverso l’organizzazione di manifestazioni ed eventi e la curatela di pubblicazioni. Il 17 giugno 1965 si associa ufficialmente all’Istituto nazionale.

Tra i primi lavori, consultabili presso la nostra biblioteca, ci sono:

  • AA. VV., «La Resistenza in Emilia Romagna». Numero unico della Deputazione Emilia Romagna per la storia della resistenza e del movimento di liberazioneGaleati, Imola 1966
  • Luciano Bergonzini, Politica ed economia a Bologna nei venti mesi dell’occupazione nazista, Galeati, Imola 1969
  • AA. VV., «La Resistenza in Emilia Romagna». Numero unico per il XXV anniversario della lotta di liberazione nazionale, Galeati, Bologna-Imola 1970
  • AA. VV., Saggi e notizie sulle «zone libere» nella resistenza emiliana, Galeati, Imola 1970
  • AA. VV., Movimento operaio e fascismo in Emilia Romagna 1919-1923, Editori Riuniti, Roma 1973

Chi era Ferruccio Parri?

Ferruccio Parri, il fondatore eponimo della rete degli Istituti nazionali per la storia del movimento di Liberazione, è una figura di spicco della Resistenza. Antifascista sin dalla prima ora, inizia la sua attività politica tra le fila del Partito Socialista di Filippo Turati, e si distingue per la sua attività insieme a grandi nomi dell’antifascismo come Carlo Rosselli, Sandro Pertini, Pietro Nenni. Riconoscimento di tale attività arriva indirettamente dal regime stesso, che lo condanna per aver organizzato la fuga di Turati, Nenni, Pertini e Eugenio Chiesa in Francia.

All’indomani dell’8 settembre si unisce alla lotta partigiana tra le fila del Partito d’Azione con il nome di battaglia Maurizio e viene scelto come guida del CLN e come mediatore tra le varie parti. Per il suo importante contributo nella lotta di Liberazione, gli viene affidato il primo governo di unità nazionale in carica dal 21 giugno al 10 dicembre 1945; diventa in seguito deputato dell’Assemblea Costituente.

Oltre all’attività politica si dedica con forza anche alla promozione e alla conservazione della storia e della memoria della lotta di Liberazione in un contesto difficile, visto che nell’ottica della pacificazione in seguito alla guerra civile si evita di parlare di Resistenza e di celebrarla. A questo scopo nel 1949 fonda l’Istituto Nazionale per la storia del Movimento di Liberazione in Italia – INSMLI, che negli anni si costituisce come rete per tutti gli istituti locali, provinciali e regionali che perseguono le stesse finalità in tutta Italia. 

 

Bibliografia 

Guido Crainz, Storia del miracolo italiano. Culture, identità, trasformazioni fra anni Cinquanta e Sessanta, Donzelli, Roma 1996

Luisa Passerini, Autoritratto di gruppo, Giunti, Firenze 2008

Victoria de Grazia, L’impero irresistibile. La società dei consumi americana alla conquista, Einaudi, Torino 2006

Marica Tolomelli, L’Italia dei movimenti: politica e società nella prima repubblica, Carocci, Roma 2015

Nanni Balestrini, L’orda d’oro, 1968-1977 : la grande ondata rivoluzionaria e creativa, politica ed esistenziale, Feltrinelli, Milano 1997

Benedetta Tobagi, Piazza Fontana: il processo impossibile, Einaudi, Torino 2019

Filmografia

I pugni in tasca, Marco Bellocchio, 1965

La classe operaia va in paradiso, Elio Petri, 1971

The dreamers, Bernardo Bertolucci, 2003